Il prossimo maggio sul ghiacciaio svizzero del Gurschen, a Nord del San Gottardo, nel comprensorio sciistico di Andermatt, 3000mq di ghiaccio saranno ricoperti con un telone in pvc spesso 1 cm.
Impacchettare i ghiacciai perché non si sciolgano? Sembra proprio una barzelletta. Invece no, è la realtà, anzi sarà realtà il prossimo maggio sul ghiacciaio svizzero del Gurschen, a Nord del San Gottardo, nel comprensorio sciistico di Andermatt. La notizia è di questi giorni (leggere, per credere, l’articolo di Antonio Cianciullo pubblicato su repubblica.it): 3000mq di ghiaccio saranno ricoperti con un telone in pvc spesso 1 cm. Ed è solo un esperimento: se la cosa funziona la copertura sarà estesa all’intera superficie del Gurschen Sembra irreale ma è così. E’ un altro segno che ormai forse siamo proprio alla frutta. Neanche ad Andermatt, infatti, possono credere che questa sia una soluzione per quel problema, parliamo ovviamente del riscaldamento della terra dovuto all’effetto serra, che interessa tutto il mondo.
E’ autentica disperazione, insomma, quella che leggiamo in questa notizia. E non possiamo che condividere la posizione espressa dal WWF nel comunicato stampa che pubblichiamo integralmente. Il problema va affrontato alle radici, dalle cause, e su scala internazionale. E a proposito di questa globalizzazione degli interventi, dobbiamo a tutt’oggi rilevare che ancora non tutte le nazioni hanno ratificato il Protocollo di Kyoto, per la diminuzione dei gas responsabili in gran parte dell’effetto serra: in testa la massima potenza mondiale, e insieme la massima produttrice dei “gas serra”, gli Stati Uniti.
Comunicato stampa
WWF – Programma europeo delle Alpi
UN CEROTTO DI PVC PER IL GHIACCIAIO MALATO?
Invece di affrontare il male alla radici, si preferisce curare i sintomi
La cittadina svizzera di Andermatt proteggerà il proprio ghiacciaio, duramente colpito dal riscaldamento globale, con un enorme foglio di PVC. Andermatt, situata sul lato nord del San Gottardo, in Svizzera, basa le proprie fortune sul turismo sciistico. Lo scioglimento del ghiacciaio qui è soprattutto un problema dalle serie implicazioni economiche.
Il Programma Europeo delle Alpi del WWF esprime forti riserve a riguardo della “soluzione Andermatt”.
È perfettamente comprensibile che comunità come quelle di Andermatt cerchino di affrontare i sintomi del cambiamento climatico globale. Ma non bisognerebbe dimenticarsi della malattia. Affrontare a livello locale le conseguenze del riscaldamento globale equivale a tentare di svuotare il mare con un cucchiaino. La proposta di Andermatt mostra quanto il riscaldamento globale possa essere costoso e insostenibile anche sul piano locale.
E’ d’altro canto paradossale che nella “soluzione” ideata dalle autorità di Andermatt si utilizzi il PVC, un prodotto di quello stesso petrolio che è in buona parte responsabile dell’effetto serra che causa il riscaldamento accelerato del pianeta. E, sebbene l’uso di petrolio per la produzione di PVC sia relativamente moderato e il contenuto energetico comparativamente minore rispetto ad altri tipi di plastica, nondimeno nella manifattura del PVC si impiega cloro con la produzione di scarti tossici e l’emissione di diossina, che costituiscono un enorme pericolo ambientale e sanitario.
La scomparsa dei giganti di ghiaccio
In tutte le Alpi i ghiacciai scompaiono ad un ritmo impressionante. La superficie dei ghiacciai alpini superstiti è diminuita di un terzo, mentre il volume attuale è la metà appena di quello che era solo 150 anni fa. Alcuni esempi ci permettono di farci un’idea del disastro: il ghiacciaio Tschieva, in Engadina (Svizzera) è indietreggiato di più di 1’100 metri nel corso dell’ultimo secolo. Negli scorsi quarant’anni la maggior parte dei ghiacciai alpini hanno perso una parte considerevole della loro massa: i ghiacciai dell’Hintereisferner in Austria, quello del Gries in Svizzera e il ghiacciaio delle Sarennes in Francia hanno perso 14 metri di spessore dal 1960. Nessun foglio di PVC può arrestare questo drammatico sviluppo.
Lo scioglimento dei ghiacciai ha implicazioni sinistre anche al di fuori della regione alpina. Le Alpi sono il serbatoio di acqua dolce d’Europa. La scomparsa dei ghiacciai alpini costituisce un pericolo immediato per moltissimi Europei, non solo dal punto di vista economico, ma anche in termini di salute e di equilibri geo-politici (la scarsità di acqua provoca già ora tensioni politico-militari in molte parti del mondo).
L’ONU ha scelto proprio la data del 22 marzo 2005 come inizio del Decennio Dell’Acqua. Lo scioglimento dei ghiacciai certo non rappresenta un buon auspicio per il futuro delle riserve planetarie di acqua dolce. Negli ultimi due decenni una quantità tra il 10% ed il 20% di tutto il ghiaccio alpino è andata persa in seguito al riscaldamento del pianeta. Durante l’estate torrida e secca del 2003, il 10% del volume di ghiaccio dei ghiacciai alpini si è sciolto. Ci dobbiamo chiedere se ci saranno ancora dei ghiacciai quando il decennio dell’acqua si concluderà nel 2015. Non è una domanda oziosa: il 70% delle riserve mondiali di acqua dolce sono immagazzinate nei ghiacciai sotto forma di ghiaccio. Meno ghiacciai significa, quindi, meno acqua potabile per tutti.
Soluzioni facili?
Purtroppo questo problema non può certo essere risolto con l’ausilio di fogli di PVC. O con il ricorso a misure locali e parziali. Nel breve termine queste “soluzioni” possono forse risollevare il PIL domestico, ma alla lunga non hanno alcun senso nemmeno dal punto di vista economico. La messa in atto di provvedimenti efficaci per la protezione del clima non solo ridurrà il riscaldamento globale ma produrrà anche enormi vantaggi economici. Un sistema di sanzioni efficace dovrebbe essere messo in funzione per fermare le emissioni di gas serra (la causa principale del riscaldamento globale), per aumentare l’efficienza energetica e per ridurre il consumo di combustibili fossili.
La storia di Andermatt mostra molto bene a quali estremi rimedi le comunità locali dovranno far ricorso per proteggersi dalle conseguenze economiche dell’inazione sul fronte del clima. Per non parlare dei costi umani in termini di catastrofi naturali (frane, smottamenti, inondazioni, distruzione delle riserve idriche, perdita di ecosistemi).
Nessun villaggio, città o nazione, per quanto intraprendente, può affrontare da sola questo destino, se ci si occupa solo dei sintomi. Occorre affrontare le cause ultime del riscaldamento globale. Per questo motivo il WWF si impegna da tempo perché il riscaldamento globale sia mantenuto al di sotto della soglia dei 2 gradi. Per ottenere questo risultato le emissioni totali di gas serra devono essere tagliate di almeno il 30% entro il 2050.
WWF Italia ufficio stampa, comunicazione Alpi
Nella foto lo Hielo Continental, Patagonia (ph archivio StarMountain)
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